Il Brahamastra, l’arma del dio Brahma, è considerata l’arma letale per antonomasia della mitologia hindu. Si racconta la si possa ottenere solo mediante una lunga meditazione sul dio Brahma e, per usarla, sia necessaria la più grande concentrazione. Secondo gli antichi scritti in sanscrito per evocarla è necessaria una formula invocatoria un mantra, che viene rivelato al guerriero prescelto nel momento in cui riceve l’arma. Pare che oggi riposi in un antico tempio dimenticato fra le montagne di un luogo imprecisato dell’Himalaya, custodito dall’unico Maestro vivente depositario del potentissimo mantra evocatorio. Solo il raggiungimento di uno stato meditativo profondo prossimo all’illuminazione garantisce l’incolumità e la sanità mentale a chi la utilizzi e ne tenti il controllo… Esattamente quello che serve per non sbroccare, quando apri Facebook il giorno dopo che è morto uno famoso.
Per punire gli uomini dell’utilizzo del fuoco donato loro da Prometeo a seguito del suo furto presso l’Olimpo degli Dei, Zeus ordinò ad Efesto di plasmare un’irresistibile e leggiadra fanciulla, Pandora, dandole in dote rinchiusi in un vaso, tutti i mali del mondo: vecchiaia, gelosia, malattia, pazzia e vizio. E pure sull’ultimo dei doni, quello sul fondo del vaso, la speranza, ci sarebbe da ridire… Le dissero: “non aprirlo, eh! Per carità!” Cinque minuti dopo il mondo intero conosceva per la prima volta gli effetti devastanti della curiosità femminile.
Dell’antico continente Mu, fiero rivale di Atlantide, non è saggio parlare: è un bene che le sue avanzatissime conoscenze tecnologiche, mistiche e in generale delle leggi che regolano l’universo, siano perdute per l’uomo moderno. Questo misterioso meccanismo, il cui funzionamento resta per fortuna un enigma insolubile per le attuali conoscenze umane, potrebbe essere, al contempo, la rovina o la salvezza del genere umano. Un po’ come capire il vero significato delle parole di una donna quando le chiedi “che hai?” e ti risponde: “Niente”.
È l’artefatto per antonomasia, il più famoso, il più potente: la coppa che raccolse il sangue di Cristo morente sulla croce. Molte le leggende sul Graal, da alcune parti si ipotizza che dia l’eterna giovinezza, da altre che renda immortali, o addirittura invincibili… l’assenza di notizie certe sulla sua ubicazione attuale e sul suo percorso nel corso della storia, è, probabilmente, imputabile al fatto che mai nulla è stato detto di concreto circa le reali fattezze del Graal… oppure al fatto che mai nessuno abbia annoverato fra le sue proprietà terapeutiche, rimedi definitivi contro la calvizie e le doppie punte.
Priapo è la divinità romana della fecondità, venerata nelle comunità agricole della Roma monarchica e repubblicana e nelle case di piacere della Roma Imperiale. Il perdurare della sua fortuna è dovuto, principalmente, alla ciclopica sproporzione di taluni suoi attributi rispetto al resto del corpo. (E non stiamo parlando delle orecchie.) Al cospetto di questo artefatto pare che un desiderio e un appetito sessuale irrefrenabile e inestinguibile si impadronisca di tutti coloro che osano intrattenersi… se ne sconsiglia dunque caldamente la presenza nelle università, in tutti i locali pubblici di qualche rilevanza, nei crocevia, negli aeroporti e nelle stazioni. L’uso privato invece non è soggetto a prescrizione medica.
Pazuzu, il Dio Babilonese della Pazzia e della Malattia, figlio di Hanpa, compagno di Lamastu (Lilith) colei che portava febbri ai bambini e alle donne incinta, sinusite espulsiva agli impiegati del catasto e colpi della strega ai minatori. Si capisce bene come a seguito di una regolare vita di coppia con la suddetta, il passo per diventare dio della pazzia sia stato piuttosto breve. Si diceva che Pazuzu avesse il potere di spargere malattie pestilenziali semplicemente con l’afflato del suo alito. Nella cultura babilonese del resto, l’utilizzo regolare dei dentifrici non è storicamente attestato. La sola presenza della sua effigie pare provochi tutt’oggi casi di delirio, isterismi di massa, accessi di follia improvvisa… esattamente come quando piove subito dopo che hai lavato la macchina.
La Lancia di Longinus, nota anche come la Lancia del Destino, la Lancia Sacra, che trafisse il costato di Cristo. Si narra che chi la possieda non possa conoscere né temere sconfitta. Emblema di potere che emerge periodicamente dalle nebbie del mito per fugaci apparizioni nella Storia profana. L’ultimo suo avvistamento risalirebbe agli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale quando era nelle mani dell’Ahnenerbe, Società di ricerca dell’eredità ancestrale, un corpo speciale nazista voluto da Heinrich Himmler e dedito ad indagini esoteriche. C’è da sottolineare ad onore di cronaca che ad Hitler e al Terzo Reich tutto, la Lancia del Destino non portò poi sta ventata di culo…